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Alimentazione insufficiente nel giovane atleta

    L’alimentazione insufficiente è spesso un problema del giovane atleta. Mia/o figlia/o mangia abbastanza? Se ora sta leggendo questo post è probabile che lo abbia pensato. Bene, perché la cosa è importante e merita attenzione. Lo sport aumenta i fabbisogni energetici ma spesso richiede anche di essere magri per poter vincere. Si tende a ridurre e selezionare molto il cibo e questo può diventare un problema, soprattutto nelle ragazze ma anche nei ragazzi. Gli atleti degli sport di resistenza, come il ciclismo o il running e quelli di sport nei quali la forma del corpo è importante, come la ginnastica artistica, il pattinaggio artistico, il nuoto sincronizzato e la stessa danza sono i più a rischio, ma questo vale anche per gli altri.

    Analizzare la cause delle carenze di alimentazione dei giovani atleti non è lo scopo di questo post. Mia intenzione è fornire ai genitori qualche strumento che li aiuti a valutare se i loro figli abbiano un problema e dare loro indicazioni generali su come muoversi. E’ importante cercare di capire bene, perché i problemi che accompagnano le carenze di alimentazione possono essere seri. Si tratta di problemi di tipo sia psicologico sia fisico, spesso difficili da gestire, anche da parte di specialisti.

    Cosa posso fare, io che sono genitore di un giovane atleta?

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    Certo, mamma e papà non possono usare metodi diagnostici da specialisti, è scontato. Tuttavia, in questo post provo a selezionare alcuni criteri usati dagli specialisti che sono però valutabili anche dai genitori. Vediamo se nel caso di nostra/o figlia/o la risposta a una o più di queste domande è “sì”.

    Mia/o figlia/o:

    • Ha avuto il menarca (prime mestruazioni) dopo i 15 anni di età?
    • Ha più di 15 anni di età e non ha ancora avuto il menarca (prime mestruazioni)?
    • Negli ultimi 12 mesi ha avuto le mestruazioni meno di 10 volte?
    • Non ha le mestruazioni non da più di 3 mesi?
    • Pensa che il suo aspetto non vada bene, anche per lo sport che pratica e ha iniziato a modificare la sua dieta per cambiarlo?
    • Ha deciso di modificare la sua dieta per aumentare le capacità di prestazione sportiva?
    • Evita alcuni alimenti o interi gruppi di alimenti?
    • Controlla attentamente la quantità di tutto quello che mangia?
    • Ha iniziato a calcolare le calorie di tutto quello che mangia?
    • Ritiene di “mangiare male” e si è lamentata/o di questo?
    • Ha il peso in diminuzione e si è ridotto di più del 5% in 1 mese?
    • Ha avuto una frattura da stress?
    • Negli esami del sangue i globuli bianchi sono meno di 3,54×109/L o 3540/mmc?

    Come procedere se sussistono uno o più di questi segnali?

    La cosa fondamentale è chiarire la situazione: si tratta realmente di una situazione di alimentazione insufficiente e quale è la sua causa? E’ importante stabilire se esista un problema e, nel caso esista, quale ne sia la gravità. Le principali figure professionali di riferimento sono: il pediatra o il medico di medicina generale, il medico specialista in Scienza dell’Alimentazione, lo psicoterapeuta con particolari competenze nei disturbi del comportamento alimentare. Spesso, tutte queste figure professionali collaborano alla gestione del singolo caso, ciascuna secondo le proprie competenze peculiari. Nei casi  in cui sussista un serio problema di rapporti con il cibo, tuttavia, l’intervento di maggiore rilevanza ed efficacia è certamente quello dello psicoterapeuta.

    Il ruolo del dietologo/nutrizionista sportivo

    Il mio ruolo di medico dietologo/nutrizionista sportivo è molto costruttivo. Come prima cosa valuto se ci sia un problema e lo inquadro soprattutto nella sua parte “fisica”, attraverso la visita e la prescrizione di esami di laboratorio. Nel caso ci sia l’evidenza o anche soltanto il sospetto di un serio disturbo dei rapporti con il cibo richiedo la valutazione dello psicoterapeuta, che a quel punto diventa il riferimento principale per la famiglia. Tuttavia, con valore non inferiore e senza l’esigenza dello psicoterapeuta, posso aiutare i ragazzi che non presentino ancora seri problemi di rapporti con il cibo ma stiano iniziando a muoversi malamente nella loro alimentazione. In genere fanno questo sulla base di informazioni sbagliate e pericolose provenienti da amici o pseudo-esperti o siti internet non qualificati.

    Gli obiettivi dichiarati e quelli impliciti

    Con questi ragazzi il mio lavoro è di identificazione e accurata illustrazione dei contrasti tra le loro, sbagliate, scelte alimentari e ciò che invece dovrebbero fare come sportivi. La mia analisi non è eseguita nella prospettiva (di scarso impatto sui ragazzi) della preservazione o del recupero dello stato di salute (cosa che ovviamente io tengo in attenzione prioritaria anche se non dichiarata). Invece, dichiaro che il mio scopo è ottimizzare le loro capacità sportive. I concetti che cerco di affermare sono: “se vuoi rendere nello sport devi muoverti secondo le reali conoscenze della nutrizione nello sport”; “soltanto così e non muovendoti sulla base di informazioni sbagliate potrai competere al tuo massimo livello”. Così cerco di costruire con i giovani atleti un’alleanza che li rassicuri e li motivi ad alimentarsi correttamente. Spesso questa impostazione è per loro inattesa e per me efficace. Ed il lavoro può anche dare sicurezze circa la loro immagine corporea. Attraverso un’analisi della loro forma fisica, eseguita in modo evidentemente imparziale ed oggettivo, spesso riesco a ricondurre alla ragione idee distorte e aspettative irrealistiche, sempre all’interno di un’alleanza basata sulla condivisione di obiettivi per loro interessanti.

    Quindi, in caso di alimentazione insufficiente, eseguo una consulenza al giovane atleta basata sui suoi interessi ma con lo scopo della  preservazione o del recupero dello stato di salute, oltre che della prestazione sportiva.